Il caso Contrada (Capitolo 8 /Pagina 22)

DIFESA
Contrada all'udienza del 5 novembre 1994: "Non era un rapporto investigativo
completo. Era solo uno schema. Io volevo sfruttare al meglio quella montagna di
informazioni, non puntavo a un risultato immediato ma a un'operazione a vasto
raggio che poteva dare alla mafia un duro colpo. Immordino aveva invece
esigenze di natura politica. Era pressato dall'opinione pubblica, scossa dai
delitti Giuliano, Terranova, Mattarella e non voleva perdere tempo. Mi chiese
di lasciargli quei fascicoli e, in segreto, costituì un gruppo speciale
per far scattare il blitz, lasciando fuori noi della investigativa. Era la sua
strategia, pensava di ottenere migliori risultati creando divisioni. (...)
Non mi escluse perché pensava che fossi colluso. Disse che ero
deteriorato sul piano fisico e psicologico dopo l'omicidio Giuliano".
- Il 16 maggio 1984, Emanuele De Francesco, l'allora Alto Commissario Antimafia,
scriveva al ministro degli Interni, Oscar Luigi Scalfaro: "Il giudice
istruttore ha voluto chiudere una pagina grigia della storia della Questura di
Palermo più che fare vera giustizia (...) Tornato come questore negli
ultimi pochi mesi della sua carriera, facendo sfoggio della tipica
mentalità isolana, Immordino volle togliersi la soddisfazione di qualche
vendetta. E così sostituì nella direzione della Squadra Mobile il
dottor Contrada mettendo al suo posto un funzionario, il dottor Impallomeni, da
poco uscito da una lunga sospensione cautelativa sofferta a Firenze per fatti
poco edificanti e poi risultato iscritto alla P2".
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