Verbale di interrogatorio di Tommaso Buscetta (25/11/'92)

"Allora risposi a malincuore alle domande dei giudici poiché, in quel periodo, ero fermamente convinto che qualsiasi riferimento a problemi di questo tipo potesse nuocere all'efficacia dell'azione giudiziaria contro Cosa nostra, non essendo allora lo Stato, a mio avviso, pronto per affrontare e risolvere anche questi problemi...Nell'estate del 1980, dopo essermi sottratto al regime di semilibertà e dopo essermi trattenuto per un breve periodo a Roma, ospite di Pippo Calò, tornai a Palermo ed ebbi occasione di incontrarmi con Rosario Riccobono, allora latitante nella zona di Partanna Mondello. Era quello il periodo in cui da più parti, in Cosa nostra, e per motivi diversi, mi si chiedeva di rimanere a Palermo. Ad esempio Riccobono, Bontade ed altri a loro vicini, ritenevano necessaria la mia presenza perché potessi svolgere un'attività di mediazione, atta a comporre i conflitti che seppur in modo latente, erano già sorti con i corleonesi. Per motivi ovviamente diversi anche Calò cercava , ad esempio, di indurmi a rimanere a Palermo, prospettandomi la possibilità di cospicui guadagni con il risanamento dei vecchi quartieri ed arrivando, addirittura, a prospettarmi l'assunzione parte mia-in sua vece-del posto di componente la commissione provinciale di Palermo. Io, invece, avevo compreso che non avrei potuto svolgere il ruolo che da me ci si attendeva, poichè la realtà di Cosa nostra era già profondamente mutata, a causa dell' enorme quantità di danaro proveniente dal traffico di droga e ritenevo, quindi, di non poter avere più un colloquio costruttivo con interlocutori che, nella loro gran maggioranza, erano ormai dominati soltanto dalla smania di accumulare denaro con gli stupefacenti. Di ciò parlai appunto con Riccobono, il quale naturalmente, dal suo punto di vista, insistette affinchè io rimanessi a Palermo. Fra i vari argomenti prospettati, Riccobono mi disse che, fra l'altro, avrei potuto tranquillamente dimorare in territorio di Partanna Mondello senza alcuna preoccupazione di essere arrestato o, comunque, disturbato dalle forze dell'ordine. Egli disse: "Qui nessuno ti cercherà". Io sorrisi e un pò incredulo e gli chiesi: "Ma come, tu hai il potere di garantire una cosa simile?" Lui mi rispose: "Io ci ho il dottor Contrada e posso avere da lui tutte le informazioni, per cui non succederà nulla. Io parlai successivamente, di questa affermazione con Stefano Bontade. Questi era già al corrente di ciò e, anzi, mi aggiunse che questa amicizia era criticata da altri, in commissione, poiché si riteneva Riccobono in qualche modo "sbirro", proprio perché amico di Contrada.


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