Alberto Testa

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Condirettore dell'Unione Sarda, è stato per lunghi anni inviato speciale del quotidiano cagliaritano, dove ha iniziato a lavorare, dal 1965, come cronista giudiziario. Una lunga esperienza, che ha messo a frutto occupandosi di inchieste molto delicate e complesse: dal presunto golpe degli indipendentisti sardi, ai "misteri" della base nucleare Usa di La Maddalena e di quella di Gladio a Poglina (Alghero). In Corsica, alla ripresa degli attentati separatisti nel 1991, è stato l'unico giornalista italiano ad intervistare Leo Batesti, leader del Fronte di liberazione clandestino, che annunciava di voler abbandonare la lotta armata. Ha vinto nel 1981 il premio giornalistico "Iglesias" (assieme ad Antonio Cederna e Mario Fazio) per la sezione "Ambiente": in un'inchiesta aveva denunciato che un intero paese della Sardegna, San Gavino, era stato colpito da malattie irreversibili per la presenza di una fabbrica altamente inquinante. La notizia era stata a lungo coperta dalle autorità sanitarie e persino smentita ufficialmente quando L'Unione Sarda intervistò un operaio colpito da piombemia. Nel 1994, a Sassari, gli è stato assegnato il "Premio Sardegna" per il giornalismo. Un riconoscimento alla carriera, segnata recentemente dall'inchiesta sulla tragedia del Moby Prince. Grazie a un lavoro di indagine e di ricerca personale, è venuta alla luce una documentazione inedita, anche per gli stessi inquirenti. L'inchiesta pubblicata dall'Unione Sarda è servita infatti alla magistratura per rinviare a giudizio due ufficiali della Capitaneria di Livorno, sotto accusa per i mancati soccorsi alle 140 vittime del disastro. Il processo si è aperto il 29 novembre e viene valutata anche l'ipotesi dell'attentato, sostenuta fin dall'inizio nell'inchiesta giornalistica.

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