Il caso Contrada (Capitolo 8 /Pagina 1)
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I rapporti con Rosario Riccobono

ACCUSA
-Il pentito Gaspare Mutolo, all'udienza dell'8 giugno 1994, tenutasi nell'aula bunker del carcere romano di Rebibbia per motivi di sicurezza (così come tutte le altre udienze in cui sono stati ascoltati i pentiti): "Sino alla prima metà degli anni Settanta, Contrada, insieme ad altri integerrimi funzionari di polizia, Boris Giuliano, Ignazio D'Antone e Antonino De Luca, era per la mafia un nemico da eliminare. C'erano due linee all'interno di Cosa nostra, quella morbida dei boss Gaetano Badalamenti e Stefano Bontade che sosteneva di "avvicinare" i poliziotti e quella dura, del clan dei corleonesi che propendeva per un attacco frontale allo Stato. Ebbi l'incarico di pedinare Contrada per scoprire le sue abitudini. Quando fui scarcerato, nel 1981 Rosario Riccobono mi disse che Contrada era a nostra disposizione. Cosa nostra poteva contare su una miriade di uomini delle istituzioni per ottenere protezioni e per 'aggiustare' i processi".
Il pm Ingroia, nella requisitoria (udienza del 24 novembre 1995): "Escludo che Riccobono abbia millantato le sue amicize con gli uomini delle istituzioni. Se così fosse non avrebbe detto a Mutolo che il primo mafioso ad entrare in rapporti con Contrada non era stato lui ma Stefano Bontade".

-Mutolo all'udienza del 13 luglio 1994: "Riccobono mi diceva che Contrada gli dava notizie sulle operazioni di polizia. Quando era in arrivo una retata, lui lo chiamava e i mafiosi scappavano".
In questo modo, secondo i pm, Riccobono, avrebbe trascorso una dorata latitanza. "Mentre Contrada frequentava la garconiere di via Jung, a pochi metri di distanza, il boss viveva tranquillamente nel suo attico", dice il pm Ingroia durante la requisitoria.
Alla fine del 1981 l'agente della Squadra Mobile Calogero Zucchetto, assassinato dalla mafia nel novembre del 1982, era vicinissmo al covo di Riccobono che un confidente gli aveva rivelato essere proprio in via Jung. Agli atti del processo sono state acquisite le relazioni di servizio in cui il poliziotto descrive le sue indagini.
"Durante quello stesso periodo Contrada, dirigente della Criminalpol mandava invece i suoi uomini a cercare Riccobono a Napoli-dice Ingroia-Proprio in quel periodo, secondo le dichiarazioni di Mutolo, Riccobono convocò Contrada nello studio dell'avvocato Cristoforo Fileccia che avrebbe costituito il tramite fra i due e gli chiese se un tale Nino Pipitone fosse confidente della Polizia".
Il pentito ha riferito che Contrada non rispose.
"Però - continua Ingroia - dopo quell'incontro, le indagini di Zucchetto, furono interrotte. E si tornò a non fare indagini su Riccobono".

-Il pentito Tommaso Buscetta all'udienza del 25 marzo 1994: "Contrada aveva rapporti con Riccobono. Mi disse: torna a Palermo, la polizia non ti cercherà; io ho il dottor Contrada. E Bontade mi confermò: era uno 'sbirro' (poliziotto in dialetto-ndr) perché perdeva molto tempo con Contrada. Io sapevo che Contrada era un grande poliziotto, un avversario di Cosa nostra. Ho appreso queste notizie con stupore, incredulità: da bianco era diventato nero. (...)Bontade e Riccobono oltre ad avere l'obbligo di dirmi la verità erano miei grandissimi amici: nel 1962 Riccobono era latitante: fui io a portargli fra le braccia la sua prima figlia appena nata. E fui io fra quelli che vollero Bontade, appena ventenne, a capo della nostra famiglia mafiosa. (...) Trascorsi la mia latitanza nella massima libertà".

DIFESA
-Bruno Contrada all'udienza del 13 luglio 1994: "Forse Mutolo parla in buona fede perché spesso i capimafia si tradivano anche fra di loro, millantavano crediti e conoscenze inesistenti e quindi potrebbero essergli stati riferiti fatti mai avvenuti. Dice che io ero amico di tutti i capimafia ma un poliziotto, tutt'al più, può collaborare con una famiglia, non con tutte. Altrimenti verrebbe ucciso non dieci ma cento volte"
-Contrada all'udienza del 13 ottobre 1994: "Nel periodo in cui io sarei stato nelle mani di Riccobono, ho arrestato il suo braccio destro e altri uomini fidati. Il 2 agosto 1976 presentai un rapporto contro Mutolo e altre diciassette persone, fra le quali anche Riccobono".


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