Il caso Contrada (Capitolo 9 /Pagina 5)
Che giudizio dà dell'operato dei pubblici ministeri, dopo 31 mesi di carcerazione preventiva?
<<Sono stati i sostituti procuratori che hanno compiuto la maggior parte,
quasi tutte le indagini preliminari sul mio conto nel periodo che va da ottobredel '92 sino al 12 aprile '94, data dell'inizio del processo quando sono diventati i pm. Sono Alfredo Morvillo
e Antonio Ingroia. Il primo era cognato di Giovanni Falcone; l'altro, prima di
giungere alla direzione distrettuale antimafia di Palermo era stato sostituto
alla procura di Marsala col procuratore capo Paolo Borsellino e a quanto ho
saputo era il suo braccio destro. Non so se si tratti di una coincidenza o se i
pm che sostengono l'accusa contro di me siano stati scelti per altri
motivi>>.
Cosa prova guardando questi magistrati?
<<
Provo quello che prova un uomo che ha la consapevolezza della propria
innocenza e della totale estraneità alle accuse. Di un uomo che è
stato tenuto in carcere per un lunghissimo periodo di tempo. Non ho soltanto la
consapevolezza della mia innocenza, del non aver commesso nessun reato ma sono
convinto dell'assoluta mancanza di necessità della mia carcerazione.
Penso che si sarebbero potute svolgere le indagini con ogni approfondimento e
ogni mezzo per fare emergere la verità senza bisogno di rinchiudermi in
carcere. Non mi sarei sottratto con la fuga all'azione dell'autorità
giudiziaria, non avrei fatto nulla per inquinare gli elementi di prova. Certo,
in libertà avrei potuto difendermi meglio, acquisire in modo migliore
elementi a mia discolpa. Non vedo nemmeno quale pericolo ci fosse di reiterare
nella condotta criminosa qualora mi fossi reso responsabile dei fatto che mi
addebitano. Ecco: il mio stato d'animo era ed è quello di chi ha subito
una grande ingiustizia>>.
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