Il caso Contrada (Capitolo 9 /Pagina 25)
Cosa c'è di sbagliato nella gestione dei pentiti?
<<La domanda andrebbe ribaltata in positivo. Ci si può chiedere
anche che cosa c'è di giusto nella gestione dei pentiti. Io credo che
nessuno possa contestare la validità dell'apporto di questi soggetti
nella lotta contro il crimine. Il problema non è se i pentiti sono utili
o no, perché è chiaro che lo sono. Ma bisogna utilizzarli secondo
determinati metodi, che possono essere via via perfezionati. Sembra ovvio, ma
l'importante è verificare la verità delle singole dichiarazioni,
delle singole accuse che provengono dai pentiti. E non fermarsi
all'attendibilità di un singolo pentito. Perché non esiste un
uomo che dica sempre la verità o che dica sempre il falso. Ci sono
uomini che prevalentemente dicono la verità o il falso. Non vedo
perché questa regola, che vale per tutti, non debba valere anche per
uomini che dopo essere stati criminali decidono per un qualunque motivo di non
esserlo più. È un errore fondamentale che sia vero credere tutto
quello che dicono i pentiti. Servono i riscontri oggettivi, in maniera che la
prova da addurre nel processo prescinda dal soggetto da cui proviene la prova
stessa. In modo che se il pentito scompare o ritratta, comunque rimane la prova
oggettiva del fatto e non si pone poi il problema di far cadere il processo
solo perché il pentito dichiara di non voler confermare quello che ha
detto in precendenza>>.
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