Deposizione di Carla Del Ponte, procuratore generale svizzero, all'udienza del
29 giugno 1994: "(...)Il 12 ottobre del 1988 Oliviero Tognoli si
costituì alle autorità elvetiche che stavano indagando sul
riciclaggio del denaro delle cosche di Bagheria effettuato dallo stesso
Tognoli. Alcuni mesi dopo, l'allora giudice istruttore di Palermo, Giovanni
Falcone si recò in Svizzera per interrogarlo. Era il 3 febbraio 1989
quando Falcone venne a Lugano per la rogatoria. L'interrogatorio era fissato
nel pomeriggio e io invitati Falcone a prendere parte in qualità di
consulente a un interrogatorio dello stesso Tognoli che dovevo condurre nel
corso della mattina. Chiuso il verbale, Falcone si avvicinò a Tognoli e
gli chiese chi era stato ad avvertirlo dell'imminente arresto. Ricordo che
Tognoli non voleva rispondere. Falcone allora fece un nome: 'è stato
Bruno Contrada?', chiese. Tognoli guardò prima me, poi Falcone, quindi
assentì col capo e disse sí. Falcone aggiunse prontamente: 'dobbiamo
verbalizzare' ma Tognoli rispose: 'no, ho paura'.
Dopo quel colloquio chiesi chi fosse Contrada. Falcone mi disse che si trattava
di un funzionario di polizia e successivamente aggiunse che la cosa non lo
sorprendeva poiché a Palermo vi erano già dei sospetti su di lui.
Mi diede anche alcuni elementi, che adesso purtroppo non ricordo più. In
particolare mi parlò di alcuni colleghi di Contrada che sospettavano
dell'ex capo della Squadra Mobile e non avevano fiducia in lui.
In quello stesso pomeriggio si svolse la rogatoria. Falcone ripropose la stessa
domanda a Tognoli, il quale affermò che si riservava di rispondere,
ammettendo però che il suo allontanamento non era stato casuale
Più tardi Falcone mi disse di cercare di convincere Tognoli a
verbalizzare. Io più di una volta gli chiesi chi lo aveva aiutato a
fuggire all'arresto. Ma lui rifiutò sempre sostenendo di avere paura per
sé e la sua famiglia. 'Lei-mi diceva- non sa cosa vuole dire, sono
potenti. Questa mafia è potente. Non posso, non posso'.
(...) Mai comunque Tognoli negò il colloquio con Falcone nè il
suo contenuto, nè fece riferimento ad altri funzionari di polizia o a
parenti.
(...) Tre mesi dopo Falcone tornò a Lugano per una seconda rogatoria di
Tognoli. Al termine gli chiesi come fosse andata. Claudio Lehman, che era il
giudice istruttore e come tale presiedeva alla rogatoria, mi porse il verbale.
Con grande stupore vidi che il nome verbalizzato era quello di un altro
funzionario di polizia, un certo Cosimo Di Paola. Tognoli ammetteva di
conoscere Contrada e di averlo incontrato presso un industriale, un certo
Prestigiacomo. In quell'occasione Tognoli disse che Di Paola era stato suo
compagno di scuola. Gli aveva suggerito di non frequentare Leonardo Greco e gli
aveva detto successivamente che l'inchiesta sul boss lo stava coinvolgendo.
Chiesi a Tognoli perché avesse cambiato versione: 'È così,
questa è la verità', mi rispose".
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