L'istruttoria

Ingroia, alla requisitoria: "In seguito alla richiesta di patente, il prefetto Di Giovanni chiese al questore Epifanio se ci fossero motivi ostativi al rilascio o segni di ravvedimento, dato che Bontade era diffidato mafioso. La questura inoltrò richiesta al primo distretto di polizia ma non chiese ciò che voleva sapere il prefetto ma soltanto se era vero che il mafioso aveva bisogno dell'auto per andare a lavorare (era questa la ragione ufficile addotta da Bontade). Poco tempo dopo il questore confermò la necessità e il prefetto concesse il documento in via d'esperimento per sei mesi". Secondo l'accusa, Contrada avrebbe utilizzato il suo ascendente sul questore per pilotare la pratica. Ingroia: "Per non ingenerare sospetti Contrada non poteva fare altro che 'consigliare' di predisporre una nota evasiva. Il prefetto poi, si comportò da pavido: avrebbe potuto rilevare che la questura non aveva risposto alla sua richiesta di dati ma non lo fece".


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