Il caso Contrada (Capitolo 8 /Pagina 30)
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ACCUSA
L'agente dell'Fbi, Tom Tripodi all'udienza del 12 luglio 1994: "Ero venuto in Sicilia per una missione sotto copertura. Tentai di vendere al mafioso Di Maggio un ingente quantitativo di eroina ma quello non abboccò perché sapeva di parlare con un agente dell'Fbi. Conclusi che la soffiata era partita dall'entourage di Giuliano. Nei parlai con Boris, che mi mise in guardia: non possiamo fidarci di Contrada come di altri".

DIFESA
-Contrada all'udienza del 13 luglio 1994: "Non c'é stato mai alcun contrasto fra me e Boris. Io e Boris facevamo tutto insieme. Portavamo le stesse scarpe, le stesse cravatte. Non avevamo segreti. Mai. Io confidavo tutto a lui e lui confidava tutto a me. Non c'era cosa che uno non sapesse dell'altro. Guai a chi si permette di gettare fango sulla nostra amicizia. Una grande amicizia durata sedici anni e spezzata solo dalle palottole della mafia".
-Maria Giuliano, moglie del commisario assassinato, all'udienza del 17 marzo 1994: "Mio marito condivideva un rapporto di grande amicizia con Contrada. (...)Sono certa che nell'ultimo periodo della sua vita non è andato a Milano per incontrare l'avvocato Ambrosoli".

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