6 gennaio 1980: viene assassinato Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Siciliana impegnato nel rinnovamento del suo partito e dell'amministrazione regionale. Nel mese di aprile del 1995, la terza sezione della Corte d'Assise di Palermo
ha condannato all'ergastolo Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Francesco Madonia e Pippo Calò, comemandanti del delitto. Ha invece assolto i killer "neri" Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini. Cade così la tesi ipotizzata in
un primo tempo dalla stessa Procura di Palermo che dietro il delitto ci fosse uno scambio di favori fra mafia ed eversione nera. Dopo le stragi Falcone e Borsellino, due pentiti"storici" della mafia, Buscetta e Mannoia, hanno deciso di svelare che il delitto fu voluto e commesso eslusivamente da Cosa nostra. Sono in corso indagini per accertare le responsabilità dei presunti killer: Francesco Davì, Francesco Paolo Anselmo, Calogero Ganci e Antonino Madonia.
Nello stesso processo, cosiddetto dei "delitti politici", la Corte d'assise ha condannato all'ergastolo gli stessi imputati per gli omicidi del segretario provinciale della Dc Michele Reina (9 marzo '75) del segretario regionale del Pci Pio La Torre e del suo autista Rosario Di Salvo (30 aprile 1982). Per il delitto La Torre è stato condannato all'ergastolo come mandante anche il boss Nen Geraci.
4 maggio 1980: viene assassinato a Monreale il capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Si era distinto per le indagini patrimoniali sulle cosche. Dopo quattordici anni e
dieci giudizi (molti processi sono stati annullati dalla Corte di Cassazione) Giuseppe Madonia è stato condannato all'ergastolo come esecutore materiale. Mandanti sono stati individuati in Totò Riina, Francesco Madonia e Michele Greco, condannati all'ergastolo nel '92. Altri due presunti killer, Vincenzo Puccio e Armando Bonanno sono deceduti nel corso dei processi.
6 agosto 1980: viene assassinato Gaetano Costa, Procuratore della Repubblica a Palermo. Finora è stato processato soltanto il presunto palo del delitto, assolto in primo e secondo grado. Nella motivazione della sentenza i giudici di primo grado scrissero che il delitto era maturato nella zona "grigia" fra affari criminalità e politica su cui il Procuratore Costa stava indagando.
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