Il caso Contrada (Capitolo 4 /Pagina 2)
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Le reazioni politiche

Il giorno dell'arresto di Bruno Contrada, l'allora Capo della Polizia Vincenzo Parisi, prende le difese del poliziotto inquisito, avanzando sospetti sui pentiti: "Contrada è un funzionario che ha sempre fatto il suo dovere e per quanto consta all'amministrazione si tratta di un uomo assolutamente irreprensibile", (intervista a Repubblica del 27 dicembre '92): "Le accuse emergono da dichiarazioni che giungono tardivamente da parte di soggetti che avevano già collaborato senza nulla rivelare a questo proposito e che molto verosimilmente sono stati già inquisiti dallo stesso Contrada. Non dimentichiamo che a Palermo sono state costruite tantissime calunnie".
"Quello del dottor Contrada non è proprio un arresto qualsiasi - dichiara l'allora Ministro degli Interni, Nicola Mancino, intervistato da Repubblica qualche giorno dopo - Si sta indagando su un poliziotto impegnato nei Servizi di sicurezza, su un uomo, cioè, pagato per "sporcarsi le mani". E' andato oltre ? Si faccia pulizia in maniera esemplare. Ma si sappia di chi stiamo discutendo... Parisi ha detto: fiducia ai giudici ma attenzione al rischio di una pericolosa opera di destabilizzazione".
Passano alcuni giorni, infuriano le polemiche per la difesa d'ufficio del capo della polizia: domenica 7 gennaio tocca al Prefetto Luigi Rossi, vice direttore generale della Criminalpol, fornire l'interpretazione autentica delle dichiarazioni di Parisi: "Dopo l'arresto del funzionario, Parisi voleva evitare che un caso individuale, sia pure di eccezionale gravità, potesse diventare un processo alla polizia...Il Capo della polizia intendeva difendere l'istituzione e non il dottor Contrada. " (Repubblica - intervista a Giuseppe D'Avanzo).

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