Un altro episodio riguardante il dottor Contrada si verificò alcuni mesi dopo, non ricordo se prima o dopo l'omicidio di Stefano Bontade. A quel tempo mio padre Vincenzo era "canziato" (defilato) su consiglio di mio zio Filippo e abitava in una palazzina all'entrata di Villabate. Lo stesso zio Filipo mi avvertì che dovevamo farlo spostare, giacchè il dottor Contrada aveva fatto sapere che c'era la probabilità di perquisizioni nella zona. Io mi recai dunque da mio padre e lo condussi in una casa di Cefalà Diana, dove ci trattenemmo per un certo periodo".
Un terzo episodio si verificò verso la fine del 1981. Allora mio zio Filippo abitava in una casa di via Fichidindia. Mio zio mi disse che ci dovevamo spostare subito poichè il dottor Contrada aveva fatto sapere che, dopo la scomparsa di Ginetto Tagliavia, i sospetti si erano appuntati su lui stesso, su Carmelo Zanca e su Giuseppe Calamia, a seguito di una telefonata anonima. Io e mio zio Filippo ci trasferimmo immediatamente in un'abitazione di Casteldaccia, messaci a disposizione da Gregorio Marchese (poi ucciso), cognato di mio zio. (...)
In tutte queste occasioni, mio zio Filippo mi disse che Contrada faceva pervenire le notizie a Michele e Salvatrore Greco con i quali aveva rapporti. Non ho mai saputo in qual modo siano nati questi rapporti..So però che Salvatore Greco il "senatore" intratteneva rapporti con molte persone importanti dei più diversi ambienti. Ricordo, ad esempio, che io, in più di un'occasione, accompagnai personalmente Greco il "senatore" presso una grande banca di piazza Borsa, dove veniva ricevuto e salutato da tutti con il massimo ossequio. Tra l'altro nel periodo in cui io frequentavo spesso la Favarella, ho avuto modo di vedere molte persone importanti, appartenenti a tutte le categorie professionali, le quali venivano trattate con molta familiarità dai fratelli Greco e si muovevano con totale libertà ed agio. Mio cognato Bagarella mi diceva, in proposito, che talvolta erano ospiti della Favarella anche magistrati, carabinieri e poliziotti, dei quali però non mi fece mai i nomi. I discorsi tra noi nascevano parlando delle amicizie della massoneria".
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