Salvatore Cancemi: " Giuseppe Calò e Giovanni Lipari mi hanno detto che Contrada era nelle mani di Stefano Bontade al quale aveva fatto avere patente e porto d'armi".
Gaetano Costa: "Appresa per televisione la notizia dell'arresto di Contrada, Vincenzo Spadaro, mio compagno di cella, ebbe ad esclamare:' nu cunsumaru' (espressione siciliana che significa: ce lo hanno rovinato)".
Gioacchino Pennino: " Contrada mi interrogò dopo l'omicidio del segretario regionale della Dc Michele Reina: ebbi la sensazione che volesse depistare le indagini".
Gaetano Pirrone: "Lavoravo in un locale di cabaret; una volta, insieme al mio titolare, che intratteneva rapporti con la malavita, mi recai da Contrada, in questura, per consegnargli alcuni biglietti di invito. Fu in quell'occasione che appresi che Contrada era vicino al clan Riccobono".
Il primo pentito ad accusare Contrada fu Tommaso Buscetta nel 1984. Il giudice istruttore Giovanni Falcone, dopo aver compiuto alcune indagini, archiviò il caso.
L'inchiesta è stata riaperta nel 1992 in seguito alle rivelazioni di Mutolo ,Buscetta, Marchese e Spatola.
Fra l'arresto di Contrada (24 dicembre '92) e l'inizio del processo (12 aprile '94), si sono aggiunte le rivelazioni di Marino Mannoia, Cancemi e Scavuzzo.
Nel corso del processo altri tre pentiti hanno accusato Contrada: Costa , Pirrone e Pennino.
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