Maurizio Pirrone all'udienza dell'11 luglio 1995
Deposizione del pentito Maurizio Pirrone: "Nel 1977 iniziai a
frequentare esponenti del clan Riccobono: Pietro, Cosimo e Filippo Conti che
gestivano il bar-teatro Madison. Io lavoravo in una concessionaria di
automobili. Loro mi proposero di entrare in società ed io accettai.
Solo dopo seppi che erano mafiosi. (...)
Un giorno, fra il '78 e il '79, Cosimo Conti mi chiese di accompagnarlo alla
Criminalpol per portare alcuni biglietti d'invito a Contrada. Durante il
tragitto mi spiegò che Contrada era utile a farci qualche favore. 'Ci
dà qualche notizia per eventuali mandati di cattura e perquisizioni', mi
disse.
Morvillo: "Cosa successe quando arrivaste alla Criminalpol?"
Pirrone: "Fummo accolti da Contrada con grande cortesia. Ci fece accomodare e
ci ringraziò. Parlammo del più e del meno. Io ero emozionato
perché capivo di trovarmi davanti a una persona importante. Contrada ci
parlò delle differenze fra il teatro-cabaret palermitano e quello
napoletano. E mi ricordo che ci parlò anche di alcuni strumenti musicali
tipici napoletani. Poi il sabato successivo Contrada venne al Madison con la
moglie per assistere allo spettacolo.
Conti mi disse che a Contrada piaceva accettare qualche regalo ogni tanto; non
denaro però (...)Il clan Riccobono sembrava ben protetto. Un tale
Sutera, killer di professione che era assunto ufficialmente alla Lesca, ma ne
percepiva lo stipendio senza andarvi a lavorare, mi disse che poteva contare su
un sottufficiale 'amico' alla Squadra Mobile. Un' altra volta, Salvatore
Micalizzi venne al bar Singapore, di via La Marmora, abituale luogo di ritrovo
degli uomini del clan Riccobono e disse: non dormite in casa questa sera, ci
sarà una retata. E così fu.(...)Anche le figlie di Rosario
Riccobono, Pina e Margherita, che frequentavo, mi fecero capire che erano
tranquille perché godevano di buone protezioni".
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