Il caso Contrada (Capitolo 8 /Pagina 25)
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Contrada e il commissario Ninni Cassarà

ACCUSA
Laura Iacovoni, vedova del commissario Ninni Cassarà all'udienza del 20 maggio 1994: "Mio marito non si fidava né di Contrada né dell'allora capo della Squadra Mobile Ignazio D'Antone perché diceva, era un uomo di Contrada. Aspettava che D'Antone andasse in ferie per fare un certa operazione. (...) Ricordo che nel luglio dell'84 ci fu la laurea di mio cognato. Tra gli invitati c'era anche Contrada con la moglie. Quando mio marito seppe della loro presenza ebbe toni di grande disappunto. (...) Non mi raccontò mai episodi specifici se non che era costretto a lavorare in un clima di grande isolamento".
-Il vice questore Margherita Pluchino, stretta collaboratrice di Cassarà all'udienza dell'8 luglio 1994: "Cassarà aveva un atteggiamento di diffidenza nel dare notizie a Contrada di quanto stavamo facendo. Soprattutto quando eravamo impegnati in indagini particolarmente delicate o cercavamo grossi latitanti, Cassarà e Montana preferivano tacere. Mi accorgevo che parlando al telefono con Contrada, Cassarà dava risposte non complete, riferiva meno di quanto sapesse".

DIFESA
Contrada all'udienza del 9 dicembre 1994: "Il 13 maggio l'ispettore Santi Donato ha sostenuto che i miei rapporti con Cassarà erano ottimi. La sua vedova ha detto che il marito diffidava di me ma non ha citato episodi especifici. Il 31 maggio il prefetto De Fancesco ha parlato di rapporti ottimi, anzi affettuosi. C'era un grande spirito di collaborazione con Ninni Cassarà e Beppe Montana. Una volta quest'ultimo venne all'Alto commissariato perché teneva ai miei personali complimenti per un'operazione che aveva svolto. Quest'ultima circostanza è stata confermata da Paolo Splendore, funzionario del Sisde, durante la sua deposizione il 3 febbraio 1995. ".
-L'agente del Sisde, Liberato Benedetti all'udienza del 29 giugno 1995 ha dichiarato: "Nel periodo in cui Bruno Contrada era coordinatore dei centri Sisde per la Sicilia, più voltre intercorsero rapporti di collaborazione con il commissario Cassarà. Il commissario Montana, collaboratore di Cassarà, ci chiese mezzi e attrezzature per le indagini mirate alla cattura dei latitanti".
- Il prefetto Giovanni Pollio, all'udienza del 22 maggio 1995 ha dichiarato: "Mi occupai insieme a Contrada della proposta di misure di protezione di Cassarà e del suo trasferimento a Genova che poi non si realizzò perché Cassarà preferì restare a Palermo".


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