Il caso Contrada (Capitolo 8 /Pagina 27)
Indice Capitolo Precedente Pagina Precedente Pagina Sucessiva Capitolo Sucessivo

Il porto d'armi del principe Vanni Calvello

ACCUSA
Nel 1984 Contrada propose al questore il ritiro del porto d'armi del principe Vanni Calvello. Qualche tempo dopo ci ripensò.
Con un nota datata 22 marzo di quell'anno, Contrada scrive al questore Giuseppe Nicolicchia, per segnalare che Calvello, sospettato di collusioni con il boss Andrea Di Carlo, ha riottenuto il porto d'armi dopo la revoca. Sei mesi dopo, il 14 ottobre, il questore interpella Contrada perché frattanto Calvello ha chiesto una proroga della licenza. E lui dà parere favorevole.
"Cos'era cambiato?", ha chiesto il pubblico ministero Ingroia, all'udienza del 12 novembre del '94.

DIFESA
Contrada nella stessa udienza risponde: "Non ho ricevuto pressioni e non ho mai conosciuto Vanni Calvello. Quel parere non era un favore. La situazione era rimasta inalterata ma ritenni che l'orientamento della Questura fosse favorevole. E per non mettere in allarme il principe, oggetto di indagini, ritenni di non oppormi. La posizione giudiziaria di Calvello era difficile da valutare data la sua personalità e l'ambiente dal quale proveniva. Non era facile collocare la sua figura in un clan mafioso. Credo comunque di essermi consultato con il questore Nicolicchia.
Ho conosciuto la madre di Calvello, la principessa Ganci ma solo perché dava in affitto il suo palazzo per feste e ricevimenti ai quali la nobildonna era solita partecipare in qualità di padrona di casa".


Indice Capitolo Precedente Pagina Precedente Pagina Sucessiva Capitolo Sucessivo

Copyright © 1995. Video On Line